Al largo delle coste di Terranova, in una notte gelida e buia di cento anni fa, "l'Inaffondabile" (così l'avevano soprannominata) solcava a tutta velocità un mare piatto e calmo.
Tanto calmo che il suo capitano decise di dare massima potenza alle macchine, fiducioso di poter battere il record di traversata transoceanica.
Non ebbe una bella pensata a dire il vero, perchè poco prima di mezzanotte, mentre tutta la prima classe banchettava nel lussuosissimo ristorante, un boato assurdo scosse tutta la nave.
La folle velocità non aveva permesso a quel transatlantico nuovo di trincia e modernissimo, di schivare un iceberg e non aveva evitato uno squarcio di 90 metri.
La folle velocità non aveva permesso a quel transatlantico nuovo di trincia e modernissimo, di schivare un iceberg e non aveva evitato uno squarcio di 90 metri.
Per due ore il Titanic, prodigio dell'intelletto umano, proprio per un fattore umano (ironia della sorte) si ritrovò a essere teatro di una tragedia immane, che si consumò tra atti di eroismo di alcuni, di crudeltà di altri e spirito di rassegnazione di altri ancora.
E proprio tra questi ultimi c'era Luigi Gatti.
La sua era la storia di un uomo come tanti, nato nel Pavese, proprio come me.
Si era dato da fare e aveva aperto un ristorante a Londra, poi un altro, poi una catena.
Quelli erano tempi in cui si poteva fare anche qualcosa di più della propria vita, il mondo era ancora da scoprire, la gente si spostava a cercar fortuna in terra straniera tentando il tutto per tutto, e poteva anche accadere che si potesse avere accesso a un'asta per gestire un ristorante su un transatlantico americano.
E che transatlantico.
L'ultimo gioiellino della White Star Line appena varato e pronto per il suo viaggio inaugurale.
Un palazzo galleggiante con suites bellissime e alari placcati d'oro ai camini delle stanze di prima classe!
Talmente gettonato da annoverare tra i passeggeri del suo viaggio inaugurale persino Lord e Lady Astor, i magnati dell'impero Woldarf-Astoria.
E allora Luigi chissà quante notti insonni avrà fatto nel suo letto, a girarsi e rigirarsi "Lo faccio o non lo faccio? Partecipo o non partecipo all'asta?". Certo l'impegno economico doveva rasentare la follia. Non si poteva certo fare le cose a metà. O tutto o niente. Un salto nel vuoto. Meglio rischiare tutto o rischiare di aver rimpianti per tutta la vita?
E che transatlantico.
L'ultimo gioiellino della White Star Line appena varato e pronto per il suo viaggio inaugurale.
Un palazzo galleggiante con suites bellissime e alari placcati d'oro ai camini delle stanze di prima classe!
Talmente gettonato da annoverare tra i passeggeri del suo viaggio inaugurale persino Lord e Lady Astor, i magnati dell'impero Woldarf-Astoria.
E allora Luigi chissà quante notti insonni avrà fatto nel suo letto, a girarsi e rigirarsi "Lo faccio o non lo faccio? Partecipo o non partecipo all'asta?". Certo l'impegno economico doveva rasentare la follia. Non si poteva certo fare le cose a metà. O tutto o niente. Un salto nel vuoto. Meglio rischiare tutto o rischiare di aver rimpianti per tutta la vita?
Fino al giorno in cui avrà preso la sua decisione.
"Lo faccio!" si sarà detto.
E così Luigi si è venduto tutto. Si, proprio tutto. Basta. Si cambia vita.
E si è aggiudicato l'asta per il lussuosissimo ristorante di prima classe del Titanic.
Ora, io non so se sia stata la decisione giusta, ma Luigi deve aver pensato che un passo così l'avrebbe destinato alla storia.
Alla luce dei fatti non gli si può dar torto.
Fatto sta che Luigi partì e fece del ristorante di quella nave un esempio di bellezza e di buon gusto destinato all'eternità, incastonato nella storia per sempre.
Fatto sta che Luigi partì e fece del ristorante di quella nave un esempio di bellezza e di buon gusto destinato all'eternità, incastonato nella storia per sempre.
Vero è che se fosse rimasto a casa avrebbe goduto della tranquillità di una vita familiare e di una serie di gratificazioni lavorative, ma queste sono scelte personali che ognuno deve fare in coscienza e secondo il proprio carattere.
Probabilmente, però, un uomo come Luigi avrebbe rimpianto per sempre di non aver almeno provato ad imbarcarsi in questa impresa "titanica".
E poi, chi lo sa, la vita, come la morte, è sorprendente.
Magari avrebbe potuto inciampare per strada, battere la testa di lì a un mese e finire così i suoi giorni.
Probabilmente, però, un uomo come Luigi avrebbe rimpianto per sempre di non aver almeno provato ad imbarcarsi in questa impresa "titanica".
E poi, chi lo sa, la vita, come la morte, è sorprendente.
Magari avrebbe potuto inciampare per strada, battere la testa di lì a un mese e finire così i suoi giorni.
Resta il fatto che Luigi c'era in quella notte fredda.
E soprattutto Luigi sapeva che non c'erano scialuppe sufficienti per tutti, e se non lo sapeva, lo sospettava.
E di certo conosceva le procedure d'emergenza: l'equipaggio per ultimo.
E soprattutto Luigi sapeva che non c'erano scialuppe sufficienti per tutti, e se non lo sapeva, lo sospettava.
E di certo conosceva le procedure d'emergenza: l'equipaggio per ultimo.
Chissà a cosa deve aver pensato Luigi quando ha capito cosa stava succedendo.
Certamente alla sua famiglia, ma anche ai suoi ragazzi, più di trenta camerieri che sapevano di dover morire.
Avrà sicuramente avuto tutto il tempo di pensare a tutti i se e a tutti i ma.
Forse non è poi così vero che un treno che passa sia sempre da prendere.
Forse si sta bene anche a terra.
Chi lo sa...
"Una strada c'è nella vita. La cosa buffa è che te ne accorgi solo quando è finita. Ti volti indietro e dici "oh guarda!, c'è un filo". Quando vivi non lo vedi il filo, eppure c'è. Perché tutte le decisioni che prendi, tutte le scelte che fai sono determinate, si crede, dal libero arbitrio, ma anche questa è una balla. Sono determinate da qualcosa dentro di te che è innanzitutto il tuo istinto, e poi qualcosa che gli indiani chiamano il karma accumulato fino ad allora".
Tiziano Terzani
Certamente alla sua famiglia, ma anche ai suoi ragazzi, più di trenta camerieri che sapevano di dover morire.
Avrà sicuramente avuto tutto il tempo di pensare a tutti i se e a tutti i ma.
Forse non è poi così vero che un treno che passa sia sempre da prendere.
Forse si sta bene anche a terra.
Chi lo sa...
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Tiziano Terzani
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